La decisione, da parte di un individuo, implica un comportamento volontario e intenzionale che fa seguito a un ragionamento. In genere la presa di decisione è messa in atto per poter risolvere un problema. In termini psicologici tuttavia esiste una certa differenza tra decidere e risolvere un problema. Nel problem solving l'atto decisionale è sempre vincolato all’obiettivo che si vuole raggiungere, mentre nel decision making l’atto decisionale è rappresentato da un ragionamento di scelta dell’alternativa più adeguata all’interno di una serie di opzioni.
Le decisioni subottimali che possono derivare da processi decisionali euristici sono note come pregiudizi cognitivi. Utilizzando l'euristica, in genere ci si sente abbastanza sicuri delle proprie decisioni e giudizi, anche quando le prove sono scarse e quando si è consapevoli delle proprie inclinazioni cognitive. In linea con questo, i pregiudizi cognitivi specifici sono abbastanza pervasivi e persistenti. Inoltre, sono sorprendentemente sistematici: in un'ampia gamma di condizioni diverse, gli individui tendono a utilizzare euristiche simili e mostrano gli stessi pregiudizi cognitivi.
È ormai assodato scientificamente che le opinioni sono inconsce e che il controllo sulle decisioni euristiche che vengono prese guidati dalle opinioni è difficile, anzi quasi impossibile. Infatti, se ci si pensa, si crea rapidamente un'opinione su tutto ciò che ci si para davanti (eventi, situazioni, persone, etc.), salvo poi modificarla quando nuove informazioni si presentano (framing e re-framing). Ma le euristiche hanno degli antagonisti: i bias cognitivi. I bias hanno lo scopo di favorire rapidità e frugalità delle decisioni da prendere, ma sono euristiche inefficaci che sfociano in pregiudizi (stereotipi). Sia le euristiche che i bias sono inconsci, e possono affiorare alla coscienza solo quando la gravità o l'importanza di una situazione chiede di fermarsi a riflettere per prendere una decisione migliore di quella istintiva ed euristica.
Le euristiche (dal greco heurískein trovare) sono abilità acquisite dal cervello nel corso dell'evoluzione. Le euristiche sono state utili per la sopravvivenza dell'uomo; infatti, negli ambienti pericolosi dove l'Homo Sapiens ha maturato la trasformazione da preda in predatore, e dove il cervello si è evoluto, le decisioni dovevano essere rapide ed efficaci. In molte situazioni non ci si poteva permettere il lusso di fermarsi a pensare alle strategie migliori per raggiungere un certo scopo, bisognava agire, prendendo decisioni euristiche. Anche se le euristiche non servono più a sopravvivere nel mondo odierno, tuttavia esse continuano ad agire, visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che viene chiamata intuizione.
Come ognuno sa, le decisioni importanti nella vita di un individuo non vengono prese con la logica, ma con l'intuizione e si rivelano corrette la maggior parte delle volte (ma non sempre).
I processi di scelta rapida evitano (individualmente) di dover capire da zero quali processi sono utili e quali sono pericolosi. In base alla presente argomentazione secondo cui l'inconscio si è evoluto come sistema di guida comportamentale e come fonte di impulsi adattivi e di azione appropriati, queste preferenze attivate inconsciamente dovrebbero essere direttamente collegate ai meccanismi comportamentali. Diversi studi hanno ora stabilito questa connessione: i processi di valutazione immediati e non intenzionali sono direttamente collegati alle predisposizioni comportamentali di approccio e di evitamento. L'idea che l'azione precede la riflessione non è nuova. Diversi teorici hanno postulato che la mente cosciente non è la fonte o l'origine del comportamento; invece, teorizzano che gli impulsi ad agire sono attivati inconsciamente e che il ruolo della coscienza è quello di guardiano e creatore di significati dopo l'evento.
Come ha scritto Gerd Gigerenzer, psicologo che ha studiato a lungo le euristiche, la mente può essere vista come una cassetta degli attrezzi (toolbox) evolutiva piena di regole del pollice (rule of thumb) create e trasmesse geneticamente, culturalmente ed evolutivamente.
Gigerenzer, ha scritto che le buone intuizioni vanno oltre la logica, ma l'asserzione va completata con una precisazione: essa vale solo per gli esperti. Infatti, può decidere istantaneamente (e correttamente) solo chi dispone di precedenti esperienze e conoscenze in uno specifico ambito: solo quando si è bravi in un certo campo ci si può permettere il lusso di smettere di pensare.
Le principali euristiche citate da Gigerenzer, sono:
Gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky sono stati dei pionieri negli studi sulle distorsioni del giudizio (bias cognitivi), che hanno descritto in un articolo del 1974 Judgment under uncertainty: heuristics and biases.
Ciò che aveva guidato le loro ricerche era la convinzione che il giudizio intuitivo occupasse una posizione intermedia tra il funzionamento automatico della percezione e quello consapevole della razionalità. Tale convinzione era maturata nel constatare gli errori sistematici dei giudizi intuitivi in cui incorrevano ricercatori esperti in statistica. Ciò che maggiormente li colpiva era la discrepanza tra la loro stessa intuizione statistica e la conoscenza statistica: come mai individui che conoscevano benissimo le teorie e i concetti statistici sbagliavano sistematicamente quando facevano delle inferenze statistiche intuitive? Per lavorare su tale problema essi concepirono, basandosi su precedenti ricerche di molti altri, un modello denominato two-system view, nel tentativo di evidenziare le differenze tra il modello di pensiero intuitivo e quello razionale.
Gli individui credono di essere sempre razionali ma è troppo faticoso e, nella maggior parte dei casi, anche inutile. La razionalità è necessaria quando ci si trova in un ambito complesso e sconosciuto: quello è il momento di rallentare e fare lo sforzo di pensare senza lasciarsi travolgere dalle emozioni. Infatti, anche individui intelligenti e aperti, cedono ad alcuni autoinganni (bias cognitivi) quali il pregiudizio di conferma (confirmation bias) o l'effetto priming. L'importante è capire quando ci si può affidare ad esse nel prendere decisioni, oppure fare lo sforzo conscio di fermarsi a riflettere.
[La sopravvivenza dell'Homo Sapiens fu dovuta alle decisioni euristiche e alle conseguenti azioni immediate. In situazioni critiche come quella mostrata in figura (tratta dal libro di Gerd Gigerenzer Imparare a rischiare), se l'uomo si fosse fermato a calcolare in quanto tempo con un balzo il leone l'avrebbe raggiunto, si sarebbe già estinto da millenni].
Esseri umani ed animali sopravvivono nel loro mondo facendo incessantemente inferenze e illazioni in tempi ridotti e con conoscenze limitate. Nonostante ciò molti modelli logici costruiti dall'uomo immaginano la mente come qualcosa di soprannaturale, con dei poteri razionali demoniaci, con conoscenze illimitate e un tempo infinito per prendere decisioni. Tali visioni della razionalità spesso sono in conflitto con la realtà. Ogni essere umano dispone di una cassetta degli attrezzi nella quale si trovano le euristiche ricevute in dono geneticamente ed esperite nel suo ambiente. Ogni volta che si troverà nella condizione di attuare una scelta in condizioni di incertezza, esse gli verranno automaticamente in soccorso senza che il suo sistema cognitivo debba fare alcuno sforzo. Conoscere le principali euristiche e il modo in cui agiscono è importante sia per sapere come funziona la mente umana, sia per evitare di incorrere in errori di valutazione quando si prendono decisioni in condizioni di incertezza. Ogni pensatore critico deve conoscere le proprie euristiche per tentare di intuire quando è il caso di rallentare la propria azione e fermarsi a riflettere.
Sebbene le euristiche siano molto efficienti, implicano estese e sistematiche distorsioni nella presa di decisioni. Le euristiche sono delle scorciatoie cognitive che semplificano la complessità della valutazione della probabilità di un evento e consentono di prendere una decisione in modalità più rapida. Kahneman e Tversky ritengono che l’uomo comune compia errori di ragionamento in quanto fa affidamento su un numero limitato di principi euristici, che hanno il vantaggio però di ridurre la complessità nella stima della probabilità e di predire valori a operazioni di giudizio più semplici. Le stime di probabilità di un evento sono effettuate dagli umani sulla base di euristiche che, anche se pratiche e veloci, non garantiscono sempre delle valutazioni ragionevoli.
Cos'è, precisamente un'euristica? È una strategia di ragionamento che consente di scegliere rapidamente (compatibilmente con la complessità della situazione e i limiti della memoria) aggirando le procedure logiche, deduttive o probabilistiche. In situazioni incerte, è spesso l'unico strumento a propria disposizione. Diversamente dal calcolo formale, l'euristica è una soluzione immediata.
Gli individui si creano un'opinione istantanea delle situazioni nelle quali si trovano, prendendo cioè delle decisioni euristiche. Infatti, ogni decisione che viene presa ha un enorme costo energetico (i processi mentali sono dispendiosi) e la mente lo sa e tenta continuamente di ottimizzare il rapporto costi mentali/opportunità. Abbiamo un cervello ecologico, creato dall'evoluzione per adattarsi all'ambiente cercando di non incorrere in costi che superino i benefici.
Dunque, nell'ambito di una razionalità ecologica, un'euristica è razionale se si adatta alla struttura dell'ambiente in cui viene applicata.
Secondo lo psicologo e neuroscienziato tedesco Gerd Gingerenzer si sceglie meglio quando ci si affida all'intuizione. Che non è un sesto senso né un impulso istintivo, ma slegata dal ragionamento ci permette di agire e decidere con grande rapidità e precisione. Imboccando spesso la strada giusta senza bisogno di troppi calcoli. Siamo abituati a considerare l'intelligenza un'attività intenzionale e cosciente guidata dalle leggi della logica, invece gran parte della nostra attività mentale è inconscia e si basa su processi estranei al ragionamento. L'intuizione non è puro impulso e capriccio, ma anzi ha una sua razionalità e sfrutta capacità acquisite dal cervello, permettendoci di agire rapidamente e con stupefacente precisione. La qualità dell'intuizione sta nell'intelligenza dell'inconscio e non c'è modo di farne a meno.
Dopo aver preso una decisione, gli individui sperimentano una varietà di reazioni. Inoltre, le decisioni presenti influenzano il processo decisionale futuro. Molti dei risultati che possono derivare da una decisione sono rimpianto o soddisfazione; entrambi influenzano le decisioni imminenti.
Rimpianto
Il rimpianto, i sentimenti di delusione o insoddisfazione per una scelta fatta sono un potenziale risultato del processo decisionale. È interessante notare che il rimpianto può modellare il processo decisionale. Il rimpianto anticipato è la convinzione che la decisione sarà il risultato dell'inazione. Il rimpianto anticipato può indurre un comportamento; cioè, quando un individuo indica che farà qualcosa, come l'esercizio, può portare a termine la decisione prevista, per evitare rimpianti. Una volta presa la decisione, l'impatto della decisione, se si sperimenta il rimpianto, avrà un impatto sulle decisioni future. Gli individui possono spesso consumarsi esaminando le altre opzioni disponibili; gli individui provano rammarico in base a come è stata presa la decisione; il rimpianto può dipendere dal numero di opzioni disponibili durante il processo decisionale; e la varietà delle opzioni può influire sul modo in cui il rimpianto viene vissuto dopo che è stata presa la decisione. Gli individui provano rimorso perché sentono di essere state in grado di fare una scelta migliore guardando più informazioni, precedentemente ignorate, e soppesando attentamente i pro e i contro di ciascuna scelta. Inoltre, il rimpianto è amplificato quando gli individui rivisitano le altre opzioni disponibili e considerando quale soddisfazione avrebbe portato loro l'altra opzione. È interessante notare che gli individui insoddisfatti della loro decisione si sentono obbligati ad accettare la decisione, come mezzo per ridurre l'ansia riguardo alla qualità della decisione.
Soddisfazione
Si riferisce al grado di soddisfazione del decisore per l'esito della decisione. Ci sono molte cose che influiscono sui livelli di soddisfazione. Gli individui preferiscono prendere le proprie decisioni e credono che saranno più soddisfatti delle proprie scelte; tuttavia, quando agli individui vengono offerte solo opzioni indesiderabili, i decisori sono meno soddisfatti di coloro che hanno avuto la scelta fatta per loro. La spiegazione di questo fenomeno è che il decisore si assume la responsabilità della decisione presa. Di conseguenza, se le scelte disponibili sono sbagliate, potrebbero sentirsi responsabili delle scelte sbagliate. Anche affascinante, a parte l'euristica, un'importante strategia decisionale è valutare gli aspetti positivi e negativi delle scelte. Il processo decisionale futuro si basa sulle decisioni passate, nonché sui livelli di soddisfazione o rimpianto. Anche se ci sono prove a sostegno di questa nozione, in molti casi, in particolare quando la decisione può essere revocata, le decisioni possono essere basate sul fattore di reversibilità. Significativo per la soddisfazione degli individui è che essi sono disposti a pagare un premio per l'opportunità di cambiare idea in un secondo momento.
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